lunedì 15 aprile 2019

Le immagini da cartolina e la ricerca del relax

Nelle immagini delle cartoline o dei poster che sponsorizzano le maggiori mete turistiche, vediamo quasi sempre paesaggi stupendi privi di presenza umana, ad eccezione dell'eventuale coppia (unica a godersi una spiaggia paradisiaca) o della classica fanciulla ripresa di schiena mentre contempla il paesaggio. La situazione è pressoché identica sui social network, per esempio su instagram, dove è facilissimo incappare in immagini come quelle appena descritte. Ovviamente, se ci si reca in loco, la situazione è ben diversa: nelle destinazioni più rinomate la presenza umana dei visitatori è un flusso costante e ingombrante, tant'è che volendo cimentarsi nella realizzazione di una foto "da cartolina", è praticamente impossibile riuscirvi senza ricorrere a tecniche professionali e/o al fotomontaggio per far scomparire le persone.
Nel vedere queste immagini, mi si è fatto strada un dubbio: non sarà che il turista medio, cittadino imbruttito dai ritmi frenetici del suo ambiente, nello scegliere la meta della propria vacanza risponde inconsciamente alla necessità di isolarsi, per cercare un'introvabile pace interiore? Se dovesse essere questa la motivazione principale nella scelta di un determinato luogo, si spiegherebbe il perché delle immagini irreali che vengono propinate dalla pubblicità.
Sarebbe interessante proporre al potenziale turista delle foto degli stessi posti scattate da altri turisti, e osservare se e come cambino le destinazioni scelte.
In fin dei conti i primi turisti (pochi fortunati) si spingevano in luoghi per loro remoti, nei quali era anche possibile trovare le condizioni illustrate sulle immagini promozionali. Forse proprio pensando al turismo degli esordi, quando si va in vacanza ci si aspetta inconsciamente di essere i soli a visitare quel posto in quel momento...ma non è così!
Ad ogni modo, non è forse un errore pensare alle vacanze come un momento per cercare la pace interiore? Troppe altre cose vengono messe all'ordine del giorno nell'organizzare un viaggio o una gita: si va dalle beghe familiari (gestione figli ecc.) alla scelta dell'alloggio, facendo compromessi tra qualità ed economia. Poi arriva il grande giorno e ci si ritrova nel posto dove si voleva andare, senza essere mentalmente preparati per apprezzarlo del tutto.
La ricerca del relax perfetto è una cosa molto complicata da portare a termine, personalmente credo di essere riuscito a raggiungerlo solo poche volte nella vita: i posti dove lo si  trova raramente sono mete del turismo di massa,  più spesso sono luoghi semisconosciuti dove si arriva per puro caso, spinti dalla voglia di esplorare o perché, per un qualunque motivo, non ci si può recare nel solito luogo di vacanza.
Il posto ideale può comportare un viaggio più o meno lungo per essere raggiunto, ma può anche essere un bar appartato, a pochi passi da casa propria, dove godersi in pace il caffè del mattino. Magari in quel momento la clientela è scarsa e, per coincidenza, la radio trasmette una canzone che ci piace: ecco il momento perfetto.
Ad ogni modo vi sono ancora dei posti, anche abbastanza vicini, dove è possibile provare la sensazione di "splendido isolamento", di sentirsi da soli in mezzo alla natura: le nostre montagne per esempio, nelle quali è possibile percorrere dei sentieri con panorami mozzafiato. Bisogna solo armarsi di buona volontà e buone gambe per affrontare i dislivelli. E magari, raggiunta la meta (che non necessariamente deve essere la vetta della montagna), ci si riposa contemplando il paesaggio distante. In questa situazione si raggiunge l'obiettivo di "staccare" dalla routine quotidiana, svuotando la testa dai pensieri assillanti. Questi posti raramente vengono sponsorizzati, ma chi li conosce e li apprezza passa l'informazione agli altri attraverso il passaparola vecchio stile.
Il relax e la pace interiore non sono insomma legati al fatto di trovarsi in un posto "da favola". Ognuno ha la necessità di cercare individualmente il proprio posto speciale dove ritrovare se stesso e la forza di ritornare ad affrontare il mondo.

















martedì 2 aprile 2019

La nuova cucina italiana: insalata multietnica

Eccoci finalmente di fronte a una ricetta moderna, ben conosciuta da chi ogni giorno è costretto a subire i ritmi della vita nelle grandi metropoli, pur non apprezzandone l'incontenibile dinamismo. Si tratta di una ricetta davvero frizzante e variegata, che saprà animare la tranquilla vita di un provinciale suburbio.

Ingredienti per un numero variabile di persone:
10-100-1000 immigrati sparsi, di ogni faccia e ogni razza;
un mezzo d'informazione, più o meno tecnologico;
un pizzico di timore;
una bella manciata di xenofobia;
uno o più abili demagoghi;
un tranquillo suburbio da rimestare.

Preparazione:
La vita in una cittadina di provincia certe volte può essere sempre la solita minestra. E' il momento di gettare nel calderone un bella manciata di esotismo, lasciando liberi di scorrazzare nel suburbio immigrati provenienti da terre lontane, con variopinte e incomprensibili tradizioni. I cittadini autoctoni resteranno per un po' senza sapere che pesci pigliare: è questo il momento giusto per gettare il timore e la xenofobia, mescolando il tutto per qualche giorno. Ora vedremo che gli autoctoni avranno perso gran parte della loro apatia, alcuni di loro anzi saranno in preda alla frenesia. Ma per la nostra ricetta bisogna andare oltre, potenziando l'effetto del nostro condimento con l'utilizzo del mezzo d'informazione per rendere edotti i bravi cittadini su ogni esuberanza commessa dagli immigrati e gettando pezzi di discorso di qualche bravo demagogo. Vedremo finalmente i nostro bravi cittadini darsi da fare, armarsi e incappucciarsi anche. Dopo una o due rimestate la nostra insalata e pronta per essere servita