mercoledì 31 dicembre 2014

Scatta di qua, scatta di là...

E' da quando ero ragazzino che scatto fotografie. A ogni occasione particolare mi sono portato dietro la mia brava macchinetta per immortalare viaggi, gite, feste e altro. Questa attività l'ho praticata sempre un po' alla buona, senza preoccuparmi di conoscere meglio i rudimenti dell'arte. Negli ultimi tempi tuttavia ha finito per diventare una passione più sentita. Avendo a disposizione una fotocamera compatta che consentiva l'utilizzo in modalità manuale, ho iniziato a impratichirmi con le funzioni più avanzate andando per tentativi, avendo come sola guida un manuale prestatomi da un amico. Poi a settembre ho partecipato a un minicorso di fotografia, per migliorare le mie conoscenze. Infine mi sono deciso a fare il passo successivo, procedendo all'acquisto di una fotocamera più avanzata. Mi ci è voluto un po' di tempo per scegliere il modello "giusto": esistono davvero tante variabili da considerare, oltretutto una macchinetta un po' seria costituisce sempre una spesa importante per chi, come me, non è dotato di fondi illimitati. Bisogna cercare il giusto compromesso tra quello che si vorrebbe e quello che si può avere, senza dimenticare di tenere ben presente l'utilizzo principale che si vorrebbe fare della propria fotocamera: paesaggi, ritratti, macro e via di seguito. Alcuni modelli sono perfetti per un certo tipo di foto ma poco adatti ad altri generi. Altri presentano un buon utilizzo delle nuove tecnologie per renderne più semplice e intuitivo l'uso da parte del neofita, ma d'altro canto sono dotate di un sensore d'acquisizione d'immagine che viene messo in crisi alla prima situazione di luce scarsa. A complicare la situazione, in numerosi forum e recensioni si assiste alla formazione di veri e propri "partiti" pro o contro un determinato marchio. Le discussioni finiscono per degenerare in attacchi immotivati contro i pareri discordi, oppure si assiste a lodi sperticate delle caratteristiche di alcuni modelli, spesso fatte basandosi soltanto sulle proprie esigenze, senza considerare che gli altri utenti potrebbero averne di totalmente diverse. La mia prima scelta comunque era caduta su una reflex Nikon, la D3300: macchina abbastanza compatta, nonostante le reflex non brillino proprio per questa caratteristica, la D3300 garantiva una certa resistenza al rumore elettronico, che forma la sgranatura nelle immagini ad alti ISO. Tra nikonisti e canonisti esiste il maggiore dibattito sui forum, ognouno è convinto della maggiore bontà di reflex e ottiche di un marchio piuttosto che dell'altro. E' una discussione che non porta da nessuna parte, poichè hanno tutti ragione e tutti torto allo stesso tempo: se nell'ambito dei prodotti destinati all'uso professionale entrambi i marchi producono ottimi modelli, per quanto riguarda le reflex amatoriali in linea di principio ho notato che le Canon tendono a privilegiare la facilità d'uso, tramite l'utilizzo di touch screen anche sui modelli di fascia economica, tramite i quali è uno scherzo cambiare le impostazioni velocemente. Le Nikon invece puntano tutto sulla maggiore qualità dell'immagine ottenuta tramite i loro sensori.
Ritornando alla mia scelta, valutando i pro e i contro per alcuni mesi mentre continuavo a tenere d'occhio il listino prezzi, ho finito per considerare che la mia passione per le macro sarebbe stata un po' ridimensionata da una macchina priva di display orientabile: non avevo certo voglia di sdraiarmi per terra per scattare la foto a un bacherozzo utilizzando il mirino ottico!
Questo dubbio ha finito per farmi cambiare scelta, facendola ricadere per un breve momento su una reflex di livello più avanzato, la Nikon D5300, dotata di display orientabile. Questo accessorio a mio parere è indispensabile, oltre che per le macro è fantastico quando si vuole dare una prospettiva un po' originale a una foto paesaggistica, inquadrando l'immagine al livello del terreno. Il costo di questo tipo di macchina era però un po' troppo impegnativo per mie tasche, per averla con l'obbiettivo più economico mi sarebbe venuta a costare più di 600 euro. Oltretutto sarebbe stato un delitto non equipaggiare una macchina così con un'ottica di livello superiore. I miei dubbi permanevano, considerando poi che le reflex sono oggetti dall'ingombro non indifferente. Gli obbiettivi fanno paura solo a guardarli! Può capitare quindi che, complice anche la pigrizia, si scelga di non portarsi dietro la fotocamera per viaggiare più leggeri, finendo per non averla con se al momento giusto. Per fortuna le reflex non sono l'unica possibilità in fatto di fotografia "seria", anche se costituiscono ancora la scelta più diffusa. Grazie all'acquisto fatto da un amico, ho scoperto le mirrorless Fuji: macchine dalle dimensioni più compatte, prive di mirino ottico ma dotate di un sensore di ultima generazione, resistentissimo alla sgranatura. Tra i modelli più economici ho adocchiato la X-M1, che presentava un display orientabile ad angolo retto: non il meglio in circolazione, ma sicuramente un buon compromesso per fare macro. Oltretutto questi tipi di macchine hanno la possibilità di utilizzare vecchi obbiettivi di fotocamere analogiche tramite degli anelli adattatori. Il fatto che mio padre abbia un vecchio corredo canon FD in disuso è stata una motivazione in più che mi ha spinto ad acquistare questo tipo di macchina, venduta a un prezzo competitivo con due obbiettivi zoom. Macchina microscopica se paragonata a una reflex e non così performante nella messa a fuoco automatica, è però in grado di fotografare senza flash in condizioni di luce scarsa, anche se equipaggiata con un obbiettivo di qualità non eccelsa. Con questo strumento a disposizione vorrei cimentarmi in un progetto a cui sto pensando da tempo e che, al suo compimento, non potrà che arricchire questo blog.


 

martedì 8 aprile 2014

Raccontare con le immagini - I bei vecchi tempi

I bei vecchi tempi
Il buon tempo andato? Il tempo è sempre buono quando è andato. (George Byron)

In quello che vuol essere un piccolo esperimento tra il comico e il sarcastico, si vogliono esplorare le capacità e la forza delle immagini nel raccontare una storia o far passare un concetto. Per incominciare ho voluto mettere alla berlina alcuni dei luoghi comuni più diffusi, usando immagini che ne rafforzano e sostengono il concetto, seguite da altre che lo contraddicono, accompagnate però da frasi che, seguendo il ragionamento del luogo comune, creano uno stridente contrasto. Per rendere l'idea di quello che il lavoro con le immagini può fare, ho messo alla berlina il luogo comune, diffuso in tutte le culture, del buon tempo andato, o dell'età dell'oro che dir si voglia. Un'epoca mitica in cui tutto andava bene, un'epoca che si tende a collocare in un passato non ben definito, forse variabile da soggetto a soggetto. Visto che si tratta di un concetto enunciato e sostenuto solitamente dai parenti più prossimi, ho deciso di comparare l'epoca attuale a quella in cui erano giovani i miei genitori. Spero che nessuno se ne abbia a male, ma come si dice, a ogni generazione la propria pena.  

 
 


    



domenica 9 febbraio 2014

Progetto per un romanzo

Ebbene si! Dopo anni passati a scrivere solo racconti brevi, ho deciso di intraprendere adesso il passo che molti aspiranti scrittori decidono di fare per primo: scrivere un romanzo.
Più precisamente si tratterà di un thriller con elementi fantastici, sebbene con una collocazione spazio-temporale ben precisa. Sarà infatti ambientato a Milano agli inizi degli anni "00" (ma si potrà dire così? Boh!)
La storia in breve: dal ritrovamento del cadavere di un senzatetto, morto per cause ignote e sottoposto a uno strano processo di pietrificazione, partirà un'indagine che vedrà come principale protagonista un poliziotto afflitto dalla depressione, affiancato da altri vari e strani personaggi. Si chiameranno in causa alcune figure storiche e le loro tecniche per conservare i cadaveri usate nel XIX secolo, e non si trascurerà l'attualità dell'epoca in cui è ambientata la storia, contrassegnata dalla paura causata dal terrorismo internazionale. Il tutto verrà condito come sempre da una vena ironica della quale non voglio e non posso liberarmi.
Ho già pronta una bozza del primo capitolo, frutto di idee che nel corso degli anni ho messo nero su bianco, ora sono alla ricerca di idee per come sviluppare la storia nel secondo capitolo.        



sabato 18 gennaio 2014

La nuova cucina italiana: Pizza con la monnezza


PIZZA CON LA MONNEZZA


Questa rinomata specialità ha contribuito a rendere il nostro paese famoso in tutto il mondo. Si tratta di un piatto semplice, che utilizza come unico ingrediente la monnezza. Il segreto della buona riuscita di questo piatto sta tutto nella lievitazione. A Napoli, città delle mille meraviglie, si narra che esistano addirittura dei luoghi, chiamati volgarmente “discariche abusive”, appositamente destinati ad accogliere la monnezza, lasciata lì a lievitare per giorni e giorni.


INGREDIENTI: per questa ricetta l'unico ingrediente necessario è la monnezza. Tuttavia va notato che esistono varie tipologie di monnezza, e non tutte rendono altrettanto bene in questa ricetta. Sebbene molti ricettari consigliano di utilizzare monnezza campana DOP, proveniente dalla Terra dei Fuochi e particolarmente ricca in diossina, noi vogliamo essere alternativi e vi consiglieremo invece di utilizzare un prodotto biologico, che vi garantirà un'inconfondibile e persistente fragranza.





PREPARAZIONE: si lascia la monnezza a lievitare per almeno un mese. Questa fase richiede molta pazienza e sufficiente spazio. La monnezza, al termine del periodo di lievitazione, dovrà aver raggiunto un'altezza minima di tre metri. Si presenterà gonfia e sprigionerà la caratteristica fragranza.

La monnezza lievitata va quindi impastata, seguendo il metodo tradizionale oppure con l'utilizzo del moderno e funzionale autocompattatore, che premette un notevole risparmio di tempo. A Napoli la tradizione è molto sentita e si tende a utilizzare strumenti manuali per lavorare l'impasto, mentre gli autocompattatori sono disprezzati e rimangono spesso in deposito.

L'impasto ottenuto è talmente ricco di sostanze d'ogni genere che non necessita dell'aggiunta di alcun altro ingrediente. Lo si metterà a cuocere per almeno cinque ore, utilizzando un capiente e modernissimo forno inceneritore, capace di sviluppare in breve tempo le temperature alle quali le sostanze contenute nella monnezza iniziano ad amalgamarsi tra loro. Se invece vogliamo seguire fino in fondo la tradizione campana, non utilizzeremo l'inceneritore, ma daremo direttamente fuoco all'impasto. In quest'ultimo caso il procedimento sarà più a lungo, essendo necessari due o tre giorni per raggiungere il livello di cottura ottimale.

Servite la pizza con adeguato accompagnamento musicale per creare l'atmosfera.*



*Consigliamo “That's amore” di Dean Martin



venerdì 3 gennaio 2014

La nuova cucina italiana: Minestrone politico riscaldato all'italiana


MINESTRONE POLITICO RISCALDATO ALL'ITALIANA


A grande richiesta riproponiamo per l'ennesima volta questa famosa specialità della cucina nazionale. Si tratta di un piatto adatto a tutte le stagioni e a tutti i gusti. Il segreto del successo di questa ricetta sta tutto nell'accurato dosaggio degli ingredienti, in modo che nessuno dei sapori tenda a prevalere. Di seguito vi illustreremo la ricetta tradizionale e la variante più moderna che prevede l'utilizzo del rimestatore mediatico.

INGREDIENTI per circa 60000000 persone:

  • chili e chili di cattolicesimo democratico, possibilmente della varietà bianca immacolata tipica del Triveneto. In alternativa si può usare la varietà meridionale, ma tende a essere troppo carica di grassi;
  • 3 o 4 comunistelli rossi piccanti (consigliamo la varietà romagnola dal sapore deciso);
  • un pizzico di liberalismo;
  • olio di ricino e baccalà.

PREPARAZIONE:
In un ampio recipiente nazionalpopolare mettete a scaldare il cattolicesimo democratico, che avrete precedentemente privato delle estremità. Il recipiente deve essere ampio il più possibile, poiché questo ingrediente è noto per la sua tendenza a espandersi durante la cottura.
A parte fate soffriggere i comunistelli nell'olio di ricino e poi pestateli e schiacciateli col baccalà.
Quando il cattolicesimo democratico avrà raggiunto la giusta espansione, versateci sopra l'olio di ricino coi comunistelli per restringerlo. Lasciate riposare il tutto per un po' di tempo.
Riscaldate la pietanza prima di servirla e aggiungete un pizzico di liberalismo per insaporire.

Col rimestatore mediatico: il rimestatore mediatico è uno straordinario ingrediente dotato di particolari proprietà aggregative che permettono di controllare l'espansione del cattolicesimo democratico. Consigliamo senz'altro la varietà che si trova ad Arcore (MB).
Per preparazione seguite il metodo tradizionale, ma prima di versare l'olio coi comunistelli, gettate il rimestatore. Vedrete che una parte del cattolicesimo democratico si aggrega a questo, assumendo un gusto più deciso e dolciastro. Levate questa parte e mettetela a riposare in un altro recipiente, mentre alla parte rimanente aggiungerete l'olio di ricino coi comunistelli: ora avrete a disposizione due pietanze, pertanto, siatene fieri, avrete realizzato l'alternanza in cucina! Potrete servire il cattolicesimo democratico rimestato come zuppa, oppure potrete servire quello coi comunistelli come piatto piccante, a seconda dei gusti dei vostri commensali. Entrambi i piatti vanno serviti riscaldati e con l'aggiunta di un po' di liberalismo a piacere.