martedì 5 marzo 2019

Sintesi e storie a puntate

Da diversi anni in televisione è stato decretato il successo delle storie a puntate: ricordo ancora, all'inizio degli anni '90, quando mi cimentai nella visione di "Twin Peaks", famosa serie televisiva impostata secondo lo schema che attualmente prevale, vale a dire quello che ti impone di seguire tutte le puntate se vuoi capirci qualcosa! Quella visione, giunta al termine, mi lascio perplesso e con l'amaro in bocca, dato che il finale lasciava troppi interrogativi aperti. Ma forse il problema era solo mio, perché risentivo ancora del modello delle serie televisive della mia infanzia, in cui ogni puntata era indipendente. Se ti perdevi un episodio di A-Team, di norma potevi tranquillamente vedere il successivo, del tutto svincolato dal precedente, mentre nelle serie televisive contemporanee il modello è un po' quello della telenovela: una storia principale, con magari alcune storie secondarie, che si sviluppano su più puntate. Questo schema sembra essere il preferito dalla maggior parte del pubblico, tant'è che si possono vedere le trasposizioni in serie TV di diversi romanzi e di film: in quest'ultimo caso, si può assistere alla trasposizione in serie quasi istantanea, a un anno o poco più dall'uscita del film. Mi vengono in mente grandi produzioni italiane degli ultimi anni quali Gomorra, Romanzo Criminale o Suburra, tutti film di un certo spessore seguiti da omonime serie televisive che in termini di pubblico hanno riscosso senz'altro maggior successo. Esistono diversi canali a pagamento specializzati esclusivamente in serie a puntate, avere l'abbonamento a uno di questi è ormai una scelta di gran parte del pubblico amante del genere. Personalmente la serie televisiva è un tipo di programma che non mi entusiasma, posso dire di averne viste ben poche: dopo i primi minuti, il mio livello di attenzione cala drasticamente. Sono storie che si svolgono con un ritmo troppo lento per i miei gusti. D'altra parte anche nelle letture ho sempre avuto un debole per le storie brevi rispetto ai romanzi troppo lunghi con vari intrecci. Sono pronto a riconoscere la validità di una storia, anche molto complessa, se la trama regge, ma nel corso delle mie esperienze personali (scrivo racconti per hobby) ho trovato più situazioni in cui aggiungere troppo indebolisce la trama rispetto al caso contrario.
Ho notato d'altra parte in molte persone un certo gusto per la prolissità e per il dettaglio, un gusto così diffuso da farmi credere che la mia passione per la sintesi sia del tutto minoritaria. Questi aspetti contrapposti potrebbero essere interessanti dal punto di vista psicologico, per le diverse implicazioni che possono avere nella vita di una persona, condizionandone il modo di esprimersi e di ascoltare gli altri. Per chi ama lo stile prolisso e dettagliato, ovviamente, il formato proposto dalle storie a puntate è troppo ghiotto per lasciarselo sfuggire. Spetta però alla minoranza fare un po' di critica, quindi voglio far notare che costruire una trama, per esempio quella di un film, e riuscire a farla svolgere in un tempo ragionevole, iniziando e terminando la storia in un unica "puntata", richiede un'abilità superiore nel selezionare le scene da mostrare. Certe storie a puntate sembrano non avere per niente l'obiettivo di arrivare a una conclusione, ma l'attenzione del pubblico non può mica durare in eterno: ecco che allora si introducono ad hoc dei colpi di scena, qualche personaggio principale viene fatto sparire e se ne introduce qualcuno nuovo. Forse dovrebbe essere considerato di più il valore che la conclusione può dare a una bella storia, ma purtroppo le belle storie, una volta terminate, hanno un impatto sul pubblico e sui profitti di durata limitata. Credo che questa sia una delle principali ragioni che hanno portato al diffondersi dei sequel prima e successivamente delle serie a puntate. Fino a poco tempo fa, ogni film di un certo successo poteva aspirare a riproporre i personaggi principali in un seguito o due, aumentando gli incassi. Il diffondersi delle storie a puntate probabilmente rappresenta l'evoluzione e il miglioramento di questo concetto, un evoluzione che forse porterà alla scomparsa del sequel: immagino che se Rocky fosse stato girato ai giorni nostri, avremmo avuto un solo film seguito da una serie a puntate.
Termino la mia riflessione con un interrogativo: se si intrattengono le persone con storie infinite, non è che queste finiranno per condizionare il loro modo di esprimersi?
Non è che in breve ci troveremo sommersi da discorsi infiniti, inconcludenti e annoianti? Questa ovviamente è una provocazione, ma non è da trascurare l'influenza che hanno i media sul modo di esprimersi individuale.



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